Ci sono momenti nella vita di un circolo scacchistico che vanno oltre i risultati della domenica, oltre le classifiche regionali o i tornei cittadini, momenti in cui improvvisamente ti ritrovi a guardare una scacchiera che non si trova più nel tuo circolo abituale ma dall'altra parte del mondo, e su quella scacchiera siedono due persone che conosci bene, che hanno condiviso con te centinaia di partite, analisi, vittorie e sconfitte, e ora stanno rappresentando non solo se stessi ma un'intera comunità, una città, un modo di vivere gli scacchi che viene da lontano e che oggi si confronta con le tradizioni scacchistiche di ogni angolo del pianeta. Questo è esattamente quello che sta accadendo in questi giorni al FIDE World Senior Chess Championship 2025, dove Alberto Genovese ed Ettore Sibille stanno scrivendo pagine importanti per il Circolo Scacchistico Alessandrino, e lo stanno facendo nel modo migliore possibile, con risultati che parlano chiaro e che riempiono di orgoglio tutti noi che li seguiamo da casa.
La dimensione internazionale della competizione
Quando pensiamo agli scacchi, spesso ci fermiamo alla dimensione locale o nazionale, dimenticando che questo gioco ha una portata davvero globale, che unisce culture diversissime attraverso il linguaggio universale delle sessantaquattro caselle, e il FIDE World Senior Chess Championship rappresenta esattamente questo spirito internazionale, questa capacità degli scacchi di creare ponti tra persone che magari non parlano la stessa lingua ma che condividono la stessa passione, la stessa dedizione, lo stesso rispetto per un gioco che è molto più di un semplice passatempo. Alberto ed Ettore in questi giorni stanno affrontando avversari che arrivano da ogni parte del mondo, giocatori dalla Russia con la sua profondissima tradizione scacchistica, dalla Lituania dove gli scacchi sono quasi una religione nazionale, dal Kazakistan che negli ultimi decenni ha prodotto alcuni dei più grandi talenti mondiali, dalla Norvegia patria del campione del mondo Magnus Carlsen, dalla Francia con la sua scuola scacchistica raffinata e elegante, dalla Romania che vanta una lunghissima storia di grandi maestri, e da decine di altri paesi che portano con sé stili di gioco diversi, preparazioni diverse, approcci alla scacchiera che sono il frutto di tradizioni culturali profondamente differenti.
Le performance che contano
I numeri raccontano storie, e in questo caso raccontano storie di successo che meritano di essere celebrate e condivise con tutti gli appassionati del nostro circolo e della nostra città. Alberto Genovese, che attualmente si trova in sessantunesima posizione in una competizione che raduna i migliori giocatori senior del pianeta, ha già conquistato ventisei punti Elo, un incremento che non è semplicemente un numero su una classifica ma è il risultato tangibile di partite giocate con determinazione, preparazione e quella lucidità mentale che serve quando ti trovi davanti a un avversario di livello internazionale e devi trovare dentro di te le risorse per competere ad armi pari, per non farti intimidire dal rating, dalla reputazione, dalla bandiera che rappresenta. Ettore Sibille, dalla centotrentaseiesima posizione, sta portando avanti un torneo solido e concreto, caratterizzato da quella consistenza che è forse la qualità più difficile da mantenere in una competizione di questa portata, dove ogni giorno devi presentarti alla scacchiera con la stessa concentrazione, la stessa voglia di lottare, la stessa capacità di resettare mentalmente la partita precedente e affrontare quella successiva come se fosse la prima, e i suoi sette punti e quattro decimi di incremento nel rating sono la testimonianza di un approccio maturo e professionale al torneo, di una capacità di gestire la pressione e di trovare la mossa giusta nei momenti che contano.
La sfida di oggi: quando l'avversario ha un titolo davanti al nome
Ma se fino a questo momento il torneo ha già regalato soddisfazioni e risultati importanti, oggi la sfida si fa ancora più interessante, ancora più stimolante, ancora più carica di quel fascino che gli scacchi sanno regalare quando ti trovi davanti a un avversario che porta con sé un titolo, una storia, un curriculum che lo precedono e che rendono la partita qualcosa di speciale, qualcosa che ricorderai a lungo indipendentemente dal risultato finale. Alberto Genovese affronterà con il nero un Grande Maestro del Kazakistan, e per chi conosce gli scacchi sa bene cosa significa questa frase, sa bene che giocare contro un Grande Maestro non è semplicemente giocare contro un avversario più forte, è entrare in una dimensione dove ogni mossa ha un peso specifico diverso, dove la profondità di calcolo raggiunge livelli che possono sembrare quasi sovrumani, dove la preparazione teorica nelle aperture è enciclopedica e dove l'esperienza accumulata in decenni di competizioni internazionali si traduce in quella capacità di gestire le posizioni complesse che fa la differenza tra un giocatore forte e un campione. Giocare con il nero rende la sfida ancora più complessa, perché come tutti sanno il bianco parte con quel leggerissimo vantaggio della prima mossa che ai massimi livelli può fare la differenza, ma è proprio in queste situazioni che si vede il vero carattere di un giocatore, la sua capacità di non subire psicologicamente il peso del titolo dell'avversario e di andare alla scacchiera con la convinzione che, al di là dei rating e dei titoli, ogni partita va giocata mossa dopo mossa e che anche un Grande Maestro può commettere errori se messo sotto pressione nel modo giusto. Ettore Sibille se la vedrà con un Maestro FIDE rumeno, un avversario che porta con sé tutta la tradizione scacchistica della Romania, un paese che ha dato al mondo giocatori del calibro di Florin Gheorghiu e che continua a sfornare talenti di alto livello, e anche in questo caso ci troviamo davanti a una partita che va oltre il semplice confronto sulla scacchiera, diventa un incontro tra culture scacchistiche, tra modi diversi di interpretare il gioco, tra approcci strategici che affondano le radici in scuole di pensiero che si sono sviluppate in contesti geografici e storici completamente diversi.
Il significato di rappresentare Alessandria nel mondo
Quando Alberto ed Ettore siedono alla scacchiera con la bandiera italiana accanto al loro nome, portano con sé non solo le proprie ambizioni personali ma anche il peso e l'onore di rappresentare il Circolo Scacchistico Alessandrino, di portare il nome della nostra città in un contesto internazionale, di dimostrare che anche da una realtà che non ha le dimensioni delle grandi metropoli possono uscire giocatori capaci di competere ai massimi livelli, di tenere testa a avversari che arrivano da paesi dove gli scacchi ricevono investimenti importanti, dove esistono strutture di allenamento professionali, dove i giocatori hanno accesso a risorse che in Italia possiamo solo sognare. E proprio in questo sta la bellezza di queste performance, nel fatto che Alberto ed Ettore sono riusciti a raggiungere questo livello coltivando la loro passione nel nostro circolo, allenandosi nelle nostre sale, confrontandosi con i nostri soci, partecipando ai nostri tornei, costruendo mossa dopo mossa, partita dopo partita, anno dopo anno quella competenza e quella forza di gioco che oggi li porta a competere su un palcoscenico mondiale. Ogni volta che vincono una partita, ogni volta che strappano una patta a un avversario più quotato, ogni volta che dimostrano di poter stare alla pari con giocatori che sulla carta dovrebbero essere più forti, stanno mandando un messaggio importante a tutti noi, stanno dicendo che la passione e la dedizione possono colmare i gap strutturali, che il talento non conosce confini geografici, che Alessandria può e deve essere orgogliosa dei suoi campioni.
La comunità che sostiene da lontano
In questi giorni, mentre Alberto ed Ettore combattono le loro battaglie sulla scacchiera dall'altra parte del mondo, il Circolo Scacchistico Alessandrino è con loro, li segue partita dopo partita, aggiorna le classifiche, condivide i risultati, celebra le vittorie e sostiene nei momenti difficili che inevitabilmente arrivano in un torneo così lungo e impegnativo, perché questa è la forza di una comunità scacchistica vera, quella di sentirsi parte di qualcosa che va oltre la singola partita, oltre il singolo torneo, quella sensazione di appartenenza che fa sì che quando uno di noi compete a questi livelli, tutti noi ci sentiamo un po' in gioco, tutti noi tifiamo, tutti noi speriamo, tutti noi condividiamo l'emozione. E questa dimensione comunitaria è forse l'aspetto più bello di tutta questa storia, perché gli scacchi possono sembrare un gioco individuale dove alla fine conti solo tu e il tuo avversario, ma in realtà dietro ogni giocatore che siede a quella scacchiera c'è sempre una comunità che lo ha formato, che lo ha sostenuto, che gli ha trasmesso valori e conoscenze, che ha contribuito a costruire quella persona e quel giocatore, e quando Alberto ed Ettore fanno la loro mossa in quel torneo mondiale, in un certo senso è tutto il circolo che fa quella mossa con loro.Il valore educativo di queste esperienze
Al di là dei risultati sportivi, che pure sono importanti e meritano di essere celebrati, c'è un valore educativo profondo in quello che sta accadendo in questi giorni al FIDE World Senior Chess Championship, un valore che dovrebbe essere trasmesso soprattutto ai più giovani del nostro circolo, a quei ragazzi e ragazze che stanno muovendo i primi passi nel mondo degli scacchi e che forse pensano che questo sia solo un gioco da giocare nel tempo libero, senza capire fino in fondo le prospettive che può aprire, le esperienze che può regalare, i luoghi dove può portarti se coltivi questa passione con serietà e dedizione. Vedere due soci del proprio circolo competere a livello mondiale, affrontare Grande Maestri e Maestri FIDE, misurarsi con giocatori da ogni parte del pianeta, è un esempio concreto, tangibile, reale di cosa significhi prendere sul serio gli scacchi, di quali traguardi si possano raggiungere se si ha la costanza di allenarsi, di studiare, di analizzare le proprie partite, di imparare dai propri errori, di non arrendersi dopo una sconfitta, di continuare a migliorare anno dopo anno. E il fatto che questi esempi arrivino dalla categoria senior rende tutto ancora più significativo, perché dimostra che gli scacchi sono davvero un gioco per tutta la vita, che non è mai troppo tardi per migliorare, per competere, per sognare, che l'età non è un limite ma semmai un valore aggiunto fatto di esperienza, saggezza, capacità di gestire la pressione, qualità che si acquisiscono solo con il tempo e che sulla scacchiera possono fare la differenza tanto quanto il calcolo tattico o la conoscenza teorica.