Scacchi e scienza si incontrano: il nostro Circolo alla Notte dei Ricercatori
Quando gli scacchi diventano metafora del metodo scientifico
Venerdì 26 settembre 2025 il Dipartimento di Scienze e Innovazione Tecnologica di Alessandria si è trasformato in un crocevia di saperi, curiosità e scoperte in occasione della ventesima edizione della Notte dei Ricercatori, evento promosso dall'Università del Piemonte Orientale che ogni anno apre le porte dei laboratori e delle aule universitarie al grande pubblico, trasformando la scienza in un'esperienza accessibile e coinvolgente. Quest'anno il tema scelto, "Vero o falso?", non poteva essere più azzeccato per i tempi che viviamo, in un'epoca in cui distinguere l'informazione corretta dalla disinformazione è diventata una competenza fondamentale.
Quando l'Università ci ha invitato a partecipare con uno stand del nostro Circolo, abbiamo subito colto la sintonia profonda tra il tema della serata e l'essenza stessa del gioco degli scacchi. Perché sulla scacchiera, come nella ricerca scientifica, ogni mossa deve essere vagliata, analizzata, messa alla prova del ragionamento logico. Una mossa che sembra brillante a prima vista può nascondere una trappola fatale, mentre quella che appare modesta può essere la chiave per la vittoria. È proprio questa tensione continua tra apparenza e sostanza, tra intuizione e verifica, che accomuna il mondo degli scacchi a quello della ricerca scientifica.
Un dialogo tra discipline diverse
L'atmosfera che si respirava quella sera al DISIT era elettrizzante, con famiglie intere che passavano da uno stand all'altro, bambini affascinati dagli esperimenti, adulti che riscoprivano la curiosità di fare domande, studenti universitari che spiegavano con passione le loro ricerche. In questo contesto così vivace e stimolante, il nostro angolo dedicato agli scacchi rappresentava un'oasi di riflessione dove il tempo sembrava rallentare, dove la frenesia della serata lasciava spazio alla concentrazione necessaria per comprendere le dinamiche del gioco.
I nostri soci storici, con quella pazienza e passione che li contraddistingue da sempre, hanno accolto decine di visitatori curiosi, alcuni completamente digiuni di scacchi, altri con qualche nozione di base, tutti accomunati dalla voglia di capire meglio questo gioco che nell'immaginario collettivo rappresenta l'intelligenza strategica per eccellenza. Ed è stato bello vedere come, spiegando le regole base del movimento dei pezzi o illustrando una semplice combinazione tattica, si accendesse negli occhi dei visitatori quella scintilla di comprensione che è la stessa che illumina lo sguardo di un ricercatore quando un esperimento conferma un'ipotesi.
La scacchiera come laboratorio
Quello che abbiamo cercato di trasmettere durante la serata è che la scacchiera non è solo un campo di battaglia in miniatura, ma un vero e proprio laboratorio dove si possono testare ipotesi, verificare teorie, sperimentare strategie. Quando mostravamo ai visitatori come una mossa apparentemente forte potesse essere confutata da una risposta precisa, stavamo in fondo applicando lo stesso metodo che uno scienziato usa quando mette alla prova una teoria: formulare un'ipotesi, testarla, analizzare i risultati, trarre conclusioni.
Un esempio particolarmente efficace che abbiamo utilizzato è stato quello del sacrificio di pezzo, una delle mosse più controintuitive degli scacchi. A prima vista, cedere volontariamente un pezzo all'avversario sembra un errore, un "falso" strategico. Eppure, in determinate posizioni, questo apparente svantaggio può trasformarsi in un vantaggio decisivo, rivelando il "vero" nascosto dietro l'apparenza. È la stessa logica che governa molte scoperte scientifiche, dove spesso bisogna abbandonare convinzioni consolidate per abbracciare nuove prospettive che inizialmente sembrano paradossali.
L'incontro tra generazioni
Uno degli aspetti più gratificanti della serata è stato osservare come gli scacchi riuscissero a creare un ponte naturale tra generazioni diverse. Abbiamo visto nonni che spiegavano ai nipoti le mosse che avevano imparato decenni prima, genitori che riscoprivano un gioco accantonato dai tempi della scuola, bambini che con la loro freschezza mentale coglievano immediatamente concetti che agli adulti richiedevano più tempo per essere assimilati. È questa capacità degli scacchi di parlare un linguaggio universale, comprensibile a tutte le età e culture, che li rende uno strumento educativo straordinario.
Durante la serata abbiamo anche avuto modo di dialogare con ricercatori e docenti universitari, scoprendo interessanti parallelismi tra il loro lavoro e il nostro gioco. Un matematico ci ha raccontato di come utilizzi problemi scacchistici per insegnare concetti di combinatoria, un informatico ci ha parlato degli algoritmi di intelligenza artificiale ispirati alle strategie scacchistiche, uno psicologo ci ha illustrato studi sulla capacità degli scacchi di migliorare le funzioni cognitive. Questi scambi hanno arricchito la nostra comprensione di quanto profondo sia il legame tra scacchi e scienza, tra il gioco che amiamo e la ricerca della conoscenza.
Il valore della divulgazione
Partecipare alla Notte dei Ricercatori ci ha fatto riflettere sull'importanza della divulgazione, non solo scientifica ma anche scacchistica. Troppo spesso gli scacchi vengono percepiti come un gioco elitario, riservato a menti particolarmente brillanti, quando in realtà sono accessibili a chiunque abbia la curiosità di imparare e la pazienza di praticare. Vedere l'entusiasmo di chi muoveva i primi pezzi sulla scacchiera, la soddisfazione di chi riusciva a comprendere una combinazione, la meraviglia di chi scopriva la profondità strategica nascosta in quelle sessantaquattro caselle, ci ha ricordato perché amiamo condividere questa passione.
L'evento ci ha anche confermato che gli scacchi hanno un ruolo importante da giocare nel panorama culturale e educativo della nostra città. Non sono solo un passatempo o uno sport mentale, ma uno strumento di formazione del pensiero critico, di sviluppo delle capacità analitiche, di educazione alla pazienza e alla riflessione in un mondo che va sempre più veloce. In un'epoca dominata dall'immediatezza e dalla superficialità, gli scacchi rappresentano un'isola di profondità dove ogni decisione conta e dove la fretta è cattiva consigliera.
Un ringraziamento e uno sguardo al futuro
Il successo della nostra partecipazione alla Notte dei Ricercatori non sarebbe stato possibile senza l'impegno dei nostri soci che hanno dedicato il loro venerdì sera a condividere la passione per gli scacchi con perfetti sconosciuti, dimostrando ancora una volta che il nostro Circolo non è solo un luogo dove si gioca ma una comunità che sa aprirsi all'esterno e dialogare con la città. Un ringraziamento particolare va all'Università del Piemonte Orientale per averci invitato e per aver creato un contesto così stimolante dove discipline diverse hanno potuto incontrarsi e contaminarsi positivamente.
L'esperienza di questa serata ci ha lasciato la consapevolezza che iniziative come questa sono preziose per far conoscere gli scacchi a un pubblico più ampio, per sfatare pregiudizi, per mostrare quanto questo gioco millenario sia ancora attuale e rilevante. Ci auguriamo che questa sia solo la prima di molte collaborazioni con il mondo universitario e della ricerca, perché siamo convinti che gli scacchi abbiano molto da offrire non solo come gioco ma come strumento di formazione e di sviluppo del pensiero critico.
La ventesima Notte dei Ricercatori si è conclusa, ma le connessioni create, le curiosità suscitate, le partite iniziate quella sera continuano. E chissà che tra i tanti visitatori che si sono fermati al nostro stand non ci sia qualcuno che ha scoperto una passione destinata a durare una vita intera. Perché alla fine, che si tratti di scienza o di scacchi, quello che conta è la scintilla della curiosità, il desiderio di capire, la voglia di migliorarsi. E venerdì 26 settembre, al DISIT di Alessandria, di scintille ne abbiamo viste brillare tante.
Circolo Scacchistico Alessandrino
Dove la strategia incontra la cultura